Passobianco 2020 IGT Terre Siciliane Vini Franchetti
A differenza della maggior parte dei vini bianchi dell’Etna solitmente prodotti con l’autoctono Carricante, il Passobianco è prodotto con lo Chardonnay in purezza. Al suo arrivo sull’Etna, Andrea Franchetti ha piantato 4 ettari di Chardonnay, tutti tra gli 850m e i 1000m sulle ripide terrazze della Contrada Guardiola, dove il terreno sciolto e profondo è composto da cenere lavica dall’alto contenuto minerale.
La vendemmia è condotta meticolosamente, pianta per pianta, giorno dopo giorno, assaggiando i chicchi per assicurare una maturazione piena e omogenea di tutti i grappoli, raccogliendo solo piccole porzioni di vigna al giorno e protraendo la raccolta per oltre due settimane. Il risultato è un vino ricco ma fresco, luminoso ma sfaccettato. La sua complessità è dovuta al connubio delle specifiche condizioni di luce, escursione termica, quota elevata e terreno vulcanico che si riscontrano solo sull’Etna. Lo Chardonnay ben si adatta a queste condizioni e nel tempo si evolve per dare vita ad un vino dal grande potenziale di invecchiamento, alla pari dei grandi bianchi di Borgogna.
La prima annata è stata prodotta nel 2007 e a cominciare dal 2014 hanno deciso di farlo affinare per due anni prima di commercializzarlo.
L’estate del 2020 è stata moderata molte dalle piogge, e generalmente dal cattivo tempo; alla fine del mese di luglio è poi ritornato il caldo, fino alle piogge del 10 Agosto e infine quelle di inizio Settembre. Più tardi, dopo che le vasche di bianco hanno fermentato e tutti sono andati in spiaggia con la montagna maestosa sotto il sole, è arrivata la pioggia accompagnata da un po’ di grandine; un vento proveniente dal nord ha soffiato tutta la notte e il primo Ottobre l’atteso freddo è sceso sulle città e i villaggi. Per circa un mese il cielo è rimasto sereno e dal 14 Ottobre tutte le uve rosse hanno iniziato a maturare. Il primo a giungere in cantina è stato il Cesanese d’Affile, più sensibile alle temperature di inizio metà Ottobre. Era il 24 Ottobre quando dopo diversi assaggi in vigna è giunto a maturazione anche il Petit Verdot, le uve portavano con sé aromi di spezie orientali ed un misto di frutti rossi croccanti, con il raggiungimento del massimo equilibrio in bocca all’alba del 26 Ottobre, dove hanno così dovuto chiamare ancora più vendemmiatori dai paesi vicini per non farsi sfuggire quell’attimo.
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